Palermo, i senatori senza sorriso
Con la finale di Tim Cup persa a Roma credevamo di aver messo il punto alla stagione del Palermo 2010/2011. Invece qualcosa è rimasta: una sorta di delusione, di disillusione. Abbiamo ruminato le parole pronunciate da Sean Sogliano nel dopo-Thun: "Siamo stati eliminati principalmente per mancanza di entusiasmo" e gli abbiamo costruito attorno delle teorie. Una su tutte: nello spogliatoio del Palermo c'è un gruppo di scontenti che traina psicologicamente il gruppo. Facile pensare a Bovo, sicuro partente, a Nocerino che non vuol rinnovare, a Miccoli, a Cassani, a Migliaccio. Ma da dove viene questa scontentezza? Crediamo abbia radici molto lunghe. Nell'ultimo post-derby di Catania, dove i rosanero presero un'imbarcata tremenda, proprio Migliaccio puntò il dito contro Zamparini, dichiarando: "Non solo la squadra è responsabile del momento negativo, ma anche il presidente". Un atto d'accusa fatto a nome dello spogliatoio che siglò una frattura insanabile. Perché solitamente i calciatori parlano contro i datori di lavoro solo dopo o in prossimità degli addii. Invece, evidentemente, in questo caso la delusione per il turbillon d'allenatori, il molto bastone e la poca carota hanno spezzato gli equilibri. Anche qualche settiamana fa, facendo eco alle parole di Zamparini che aveva dichiarato: "Pioli rimarrà 5 anni a Palermo", Migliaccio rispose ironicamente: "Spero che riesca a finire la prima stagione". Uno scherzo, certo, ma scherzando talvolta si dice la verità... E poi c'è l'espressione del Vin Diesel rosanero nell'abbraccio ai compagni dopo il gol di Gonzalez in Thun-Palermo: un espressione immortalata dalle telecamere e apparsa in vero troppo seriosa per essere di gioia. Per tutto questo, crediamo che la dirigenza del Palermo dovrà porre rimedio, magari completando quella rivoluzione tecnica cominciata con le compravendite già realizzate al calciomercato. In ogni caso l'ammutinamento dei senatori deve far riflettere il presidente Zamparini e a lungo. Perchè l'etimolgia dei malumori punta come un indice nella sua direzione.